Campi dal n. 18 al n. 20
Campo n . 17 per gli internati civili delle Indie Olandesi
Ramgarh Cantonment, oggi nello Stato dello Jharkhand, sino al 2000 era nel Bihar (dal 1912 Provincia dell’India Britannica), anche se molti dei nostri soldati la collocavano genericamente nel Bengala. Nascosta nel mezzo della giungla, la cittadina si trova a 460 km. a nord-ovest di Calcutta, nella valle del fiume Damodar, sulla linea ferroviaria Muri-Barkakana, con la quale si può raggiungere Calcutta, e sulla strada che collega Ranchi ad Haziribagh.
Con la conquista della Birmania (Burma) da parte dei giapponesi (aprile-maggio 1942), i PoW italiani di Ramgarh vennero trasferiti in gran fretta verso altri campi, gli ufficiali a Yol e i soldati a Bhopal e Bangalore. Questo sia per motivi logistici sia per rispondere alle indicazioni del Political Warfare Esecutive che richiedeva la separazione degli ufficiali dai sottufficiali e dai militari di truppa.
I campi provvisori, in tenda, erano relativamente vicini alla stazione di Ranchi Road, sulla strada per Haziribagh, e in poco meno di un ora potevano essere raggiunti a piedi. Appena superato il fiume Damodar, su un ponte in ferro, si vedeva in mezzo agli alberi un’ampia zona disboscata dove brillavano al sole le linee lucenti del filo spinato. Una pianura sabbiosa ospitava il campo di tende, circondato da un doppio corridoio di filo spinato. Verso la fine di aprile 1941 con un caldo infernale, spesso oltre i 50° C , passò sui campi un’ondata di morte: febbre tifoidea, beri-beri, amebiasi. Le condizioni di vita nel campo di Ramgarh erano particolarmente dure, dominavano sofferenza e malattie. Le epidemie diminuirono con l’inizio delle prime piogge, che presto diventarono abbondanti e torrenziali.
I PoW cominciarono presto a sentire l’inconveniente dell’eccesso della nuova stagione. Piogge violente cadevano ogni giorno per ore; i campi si trasformarono in un mare di fango. Gli insetti comparvero presto a miriadi; zanzare, mosche, libellule, cavallette, formiche, termiti, a cui si unirono scorpioni, ragni, rospi e serpenti. Un grosso problema era rappresentato dall’acqua; dalla fontana del campo ne usciva un getto bruno, color della terra. Le piogge avevano sconvolto il corso del fiume e non c’erano filtri adeguati. Allora i prigionieri iniziarono a costruire dei depuratori artigianali, uno per baracca, fatti da sette o otto strati di carbone tritato e di polvere di mattone. L’acqua che se ne ricavava era ancora torbida ma con l’allume, che faceva precipitare i corpi estranei, diventava passabile.
Verso i primi di giugno del 1941 i POW vennero trasferiti e ridivisi nei campi appena ultimati, poco più a sud, verso la ferrovia per Barkakana. In tutto simili ai precedenti, i campi al posto delle intollerabili tende avevano grandi baracche, ciascuna per 56 persone, costruite rusticamente con legname ed argilla. C’era spazio appena sufficiente per le brande, che distavano l’una dall’altra mezzo metro. L’interno sembrava un forno perché il tetto di lamiera si arroventava sotto i raggi del sole. Ad inaugurare i nuovi campi erano arrivate, il 25 maggio, alcune migliaia di prigionieri della Libia, seguiti poco dopo da quelli dell’Africa Orientale.
Il 2 marzo 1942 arrivò l’ordine di trasferimento. I primi scaglioni di prigionieri cominciarono a lasciare Ramgarh quando cadeva Rangoon (18 marzo 1942) e gli anglo-indiani ripiegavano in disordine lungo la valle dell’Irrawaddy. I campi si andarono svuotando ala dopo ala. Gli ufficiali a Yol e i soldati a Bairagarh o Bangalore.
(Fonte)
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