Bairagarh (Bhopal)

Zona Sud - Campi dal n. 9 al n. 12
Zona Nord - Campi dal n. 13 al n. 16 
Bhopal è quasi alcentro dell'immenso triangolo della penisola indiana. L'allora Stato Principesco di Bhopal faceva parte della Central India Agency e era retto da un governatore nativo che i pow italiani identificarono come "maharaja". In realtà Sua Altezza M. Hamidullah Khan era il Nawab di Dar ul-Iqbal-i-Bhopal, il nababbo. Bhopal si sviluppa sull’Altipiano  Malwa, a nord dei  Monti  Vindhya, e si trova  sul Tropico del Cancro. Già allora era una grande città, oggi nello stato federato del Madhya Pradesh. Bairagarh si trova dieci chilometri ad ovest, allora solo una vasta pianura che dalle propaggini occidentali dell'acrocoro - il Manbhawan Tekari - si perdeva nell’Upper Lake. Una penisola nel grande lago, chiamato dagli indiani Bada Talaab, che assieme al Lower Lake (Chhota Talaab) costituisce la Palude di Bhoj, ancora  oggi la principale sorgente d’acqua potabile per gli abitanti di Bhopal e allora l’unica fonte idrica per la "popolazione" del 2° Gruppo Campi, costituita da ventimila P.d.G. italiani.

Bersagliere Bruno Spaccapeli
73^ Compagnia Cannoni 3° Rgt. Bersaglieri,
 catturato a Sidi Rezegh il 21.11.1941 e trasferito in India il 4.12.1941.
PoW n. 60397 - Bairagarh campo 14, wing 3
"Arrivai a Bhopal, nel cuore dell’India, dopo due giorni di viaggio e da lì in un  posto chiamato Bairagarh, dieci chilometri più ad ovest. Ad attendermi una immensa distesa di baracche, perfettamente allineate, fitte come i carri inglesi nel deserto della Libia. Le baracche erano racchiuse in complessi quadrilateri di reticolati, talora comunicanti. Campi ed ali, lunghe linee di pali e filo spinato.
I pali della prima fila, quella interna, erano a forma di forca, quelli della seconda, esterna, erano più bassi ma più serrati. Pali dovunque e in mezzo filo spinato, senza fine, in linee regolari e incrociate, a comporre una immensa rete. Tra le due file di pali, un groviglio inestricabile di filo spinato. Sotto una grande tenda venni identificato, interrogato e fotografato, era il 22 dicembre 1941. Mi assegnarono al campo 14, 3° wing e presi posto in quella che sarebbe diventata la mia casa per anni. Rimasi in India sino al luglio del 1946. Dopo di me furono rimpatriati i non-collaborazionisti del 13° campo di Bairagarh e quelli del  25° di Yol; gli ultimi partirono il primo dicembre.
Gli inglesi non potevano scegliere un luogo più desolato e infelice per installarvi il 2° Gruppo Campi per Prigionieri di Guerra italiani. La zona, nella bella stagione, aveva un aspetto ameno, quasi pittoresco, ma per otto mesi l’anno era un inferno a causa del caldo atroce, delle piogge monsoniche, delle acque che uscendo dal lago invadevano la piana, dei serpenti velenosi, degli scorpioni e della malaria, tanto da meritarsi il nome di Piana dell’Anofele.
Ufficialmente l’area era dichiarata inabitabile dalla Croce Rossa Internazionale, senza che però fossero presi i relativi provvedimenti dagli inglesi. Bairagarh, una pianura di caldo, di umidità, di stagni e di zanzare, per noi un deserto di sofferenza e di desolazione: baracche e filo spinato, le giornate scandite da ritmo della conta. «Voi Italiani non fate i furbi anche qui, perché qualcuno potrebbe buscarsi una fucilata», ripeteva continuamente un quartermaster  inglese, così come facevano i suoi colleghi negli altri campi indiani. E accadde  diverse volte sentir sparare e purtroppo non sempre per un tentativo di fuga.
Il caldo iniziava a marzo con un crescendo spaventoso fino all’aprirsi improvviso delle cateratte del cielo nella stagione delle piogge. In quel «maledetto» paese si passava da un eccesso all’altro.
Col caldo la temperatura superava facilmente i 40°, casco e pantaloncini erano la nostra divisa. Tutte le attività sportive venivano interrotte, compreso il calcio, che era l’unico modo che avevo per dimenticare il peso e l’amarezza della prigionia e distrarre la mente. Le baracche diventavano forni veri e propri; se di giorno ti stendevi in branda ti svegliavi completamente madido di sudore, di notte era difficile dormire. L’acqua era disinfettata e razionata. Il lago in quel periodo diveniva un putrido stagno alla cui superficie affioravano perfino carogne di animali.
Poi le piogge monsoniche. Melma e muffa  dappertutto, ogni cosa puzzava, i  panni emanavano un odore insopportabile, tutto era umido, fumare era impossibile, non si accendevano neppure i fiammiferi. Il nostro campo si trasformava in un lago ed era perfino difficile spostarsi da un punto all’altro, con le scarpe che affondavano nel fango. Pioveva, pioveva a dirotto e lentamente l’acqua filtrava all’interno delle baracche, si sopravviveva e si dormiva nell’acqua.
Una tristezza infinita ti penetrava nell’anima e spesso la mente era turbata da cattivi pensieri, mentre la pioggia continuava a cadere violenta e la nostra prigione, scossa dal vento, sembrava dovesse crollare da un momento all’altro. E così sino al termine delle grandi piogge.
Iniziavano allora i mesi più temuti e pericolosi. Le acque, ritirandosi nel lago, lasciavano mille e mille pozzanghere dove le larve della malaria si sviluppavano a milioni. In cinque anni i colpiti dalla malaria furono oltre diecimila.
A Bhopal le vittime della prigionia furono numerose, la malaria, le epidemie di tifo e di colera, le morti accidentali e volontarie di tanti sfortunati fratelli in cer- ca di liberazione, furono le cause del popolamento del suo cimitero. Alcuni si ribellarono e tentarono di fuggire, altri non ce la fecero e si suicidarono".

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4 Commenti

  1. il fratello di mia nonna era nel campo 9.. Si chiamava Alberto Landini

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  2. Mio nonno il capitano Marinozzi Giovanni fu prigioniero li purtroppo a parte un foto che lo ritrae in prigionia non ho altre notizie

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  3. Ciro Cozzolino, marò imbarcato sul rimorchiatore d'altura Ausonia. Prigioniero a bopal dal 1943 al 1946. Se qualcuno ha notizie nei racconti di suo nonno di lui,mi scriva. Ciro.cozzolino1978@tim.it sto raccogliendo notizie sulla.sua lunga vita di prigioniero. Proseguita a shafyesbury

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  4. Dove posso vedere l'elenco di prigionieri a Bhopal? Mio padre é stato in India come prigioniero ma non so in quale campo di concentramento. bdfe70@hotmail.com Benito Di Girolamo

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